lunedì 19 settembre 2011

What makes you tick? Ovvero: Cosa ti spinge a comportarti cosi?

"What makes you tick?" pressapoco vuol dire in italiano "cosa ti spinge a comportarti cosi?"
è un modo di dire particolare che non va tradotto parola per parola, infatti se lo fosse significherebbe insensatamente "cosa ti rende segno --(oppure cosa ti rende spunta o zecca o minuto)
In rete su alcuni forum, molti americani per lo più ragazzi  hanno risposto a questa domanda elencando ciò che gli stimola o gli motiva nelle scelte : quasi tutti al primo posto era l'ambizione, poi il sesso, poi il cibo, poi la cultura, via via discendendo nella lista, alcuni hanno scritto il dormire bene e altro.
La risposta che ognuno di noi dà alla domanda "What makes you tick?" non è facile come sembri, esso implica la vera nostra natura che ci spinge a fare delle scelte rispetto ad altre, natura profonda che altri non possono sapere e che a volte neanche noi la conosciamo, se non tramite meditazione e studio e domande che ci poniamo.
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LA MOTIVAZIONE
COS’È LA MOTIVAZIONE
Motivazione è una parola composta da motivo e azione. Essa è dunque una spinta interna
prodotta da un’ immagine chiara relativamente alla destinazione verso cui si tende.
Ecco perché la motivazione può essere considerata il vero segreto del successo: le persone di
successo infatti sanno cosa vogliono, perché e soprattutto si attivano per ottenerlo, in sintesi
sono motivate.
Il termine motivazione contiene dunque in sé il rimando ad un perché, uno scopo. Ciò che ci
spinge ad agire in un determinato modo infatti non è propriamente l’obiettivo che dobbiamo
conseguire, bensì lo scopo per cui lo perseguiamo. La nostra motivazione non è mai legata
all’obiettivo in sé, ma a ciò che ci darà raggiungerlo, a come ci farà stare, alle sensazioni che ci
farà provare.
Pensa ad una situazione in cui sei stato particolarmente motivato e la tua determinazione non
è venuta meno nel tempo: sicuramente quell’obiettivo per te era davvero importante e
raggiungerlo aveva un significato speciale, ti avrebbe fatto stare incredibilmente bene, così
come non raggiungerlo sarebbe stato un dolore insopportabile. In poche parole, valeva la pena
impegnarsi per quello, c’erano dei validi motivi che ti spingevano all’azione. Se sai ciò che vuoi
e questo è per te veramente importante, agirai di conseguenza e con la giusta motivazione.
Mentre un obiettivo porta a concentrare il focus mentale, uno scopo procura la spinta
necessaria.
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DA DOVE NASCE LA MOTIVAZIONE?
Da quanto premesso deriva che, in ultima istanza, all’origine della motivazione vi sono le
nostre emozioni, in particolare le due emozioni fondamentali: il piacere ed il dolore. Tutti gli
esseri umani sono spinti da queste due forze e compiono azioni per fuggire dal dolore o per
raggiungere il piacere.
Il nostro cervello è un meccanismo che svolge costantemente e in maniera perfetta questo
processo di valutazione di piacere e di dolore. Ad esempio, quando rimandiamo qualcosa, lo
facciamo, perché l’idea di compiere una determinata azione ci provoca dolore, magari per
paura di quello che potrebbe succedere (vogliamo in tal caso evitare un potenziale dolore)
oppure semplicemente perché ci annoia. Quando le conseguenze di non farlo diventano più
dolorose dell’idea di farlo allora ci mettiamo in azione. È un po’ come se nella nostra testa ci
fosse una bilancia che soppesa con precisione piacere e dolore. Un fumatore, ad esempio,
decide di smettere di fumare quando il dolore associato al farlo (la paura per le possibili
conseguenze negative sulla salute, le spese per il fumo troppo elevate, innamorarsi di una
persona che non sopporta il fumo, la paura di intossicare il bimbo in arrivo ecc.) diventerà
maggiore delle sensazioni piacevoli che il fumo gli dà.
A breve termine il dolore è un fattore di motivazione ben più potente del piacere: siamo infatti
disposti a fare molto di più quando dobbiamo tirarci fuori da un guaio piuttosto che per
migliorare una situazione già ottimale. A lungo termine però i veri cambiamenti avvengono
solo quando il nuovo comportamento o la nuova situazione diventano piacevoli, ossia quando
non dobbiamo sforzarci per mantenerli.
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UN ESEMPIO: LE DIETE
Per la maggior parte della gente mettersi a dieta è un dolore psicologico enorme, rappresenta
una costrizione, un sacrificio. La persona che si mette a dieta, quindi si sforzerà, se dotata di
una buon forza di volontà, di seguire una corretta alimentazione, evitando di mangiare come in
realtà desidererebbe. Se con grande disciplina continuerà a farlo, arriverà, ad un certo punto,
all’obiettivo di peso prefissato all’inizio della dieta. Ecco che finalmente, felice per il risultato
raggiunto, potrà porre fine ai suoi sforzi, tornando a mangiare senza privarsi delle leccornie
adorate! Ovviamente, riprendendo lo stesso regime alimentare, riacquisterà in breve tempo
anche lo stesso peso e sarà pronta a rimettersi nuovamente a dieta. Dall’altra parte le
statistiche parlano chiaro: questo schema è così diffuso che oltre il 97% delle persone che si
sottopongono ad una dieta entro tre anni dal risultato raggiunto arrivano addirittura a superare
il peso che avevano prima del di sottoporsi al trattamento. Le poche persone che, dopo essersi
messe a dieta mantengono per sempre e senza alcuno sforzo il peso raggiunto sono quelle che
hanno pian piano associato il piacere al nuovo stile di vita: alimentarsi correttamente e fare
esercizio fisico con regolarità le fa stare bene, è estremamente piacevole e non rappresenta in
nessun modo qualcosa che richieda un intervento eccezionale di volontà.
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COME GESTIRE IL PIACERE ED IL DOLORE
Ora, proprio perché piacere e dolore hanno una così grande influenza nello spingerci all’azione,
possiamo utilizzarli per trovare la motivazione che ci è mancata finora per prendere una
determinata decisione ed attuarla. La maggior parte delle persone è così bloccata nella propria
zona di comfort (ovvero quella situazione che, magari non è ottimale, ma che dà sicurezza)
che, prima di decidere di cambiare una situazione aspetta fino a quando non può farne a
meno, ovvero quando il dolore è diventato così grande da obbligarla ad agire! Aspetta di avere
il mal di denti prima di andare dal dentista oppure che il dottore le dia cattive notizie per
smettere di fumare, o, ancora che un rapporto sia allo sbando per cercare di migliorarlo.
Ebbene, noi possiamo evitare di dover correre ai ripari, possiamo consapevolmente
associare dolore a ciò che vogliamo cambiare e piacere alla situazione desiderata, in
modo che possa diventare più facile agire di conseguenza.
È evidente, per esempio, che la decisione che vuoi prendere porta con sé delle conseguenze di
sicuro positive, perché altrimenti non la riterresti in grado di migliorare la qualità della tua vita.
Spesso chi deve prendere delle decisioni, anche importanti per il proprio futuro ed esita lo fa
perché si concentra molto di più sulle difficoltà che potrebbe incontrare nell’attuarla (il dolore)
rispetto ai vantaggi che potrebbe portare in futuro (piacere), facendo sì che sui piatti della
propria bilancia interna il primo aspetto sia più pesante del secondo. Se vogliamo invece
rendere più facile prendere la decisione e passare immediatamente all’azione è necessario
invertire queste due forze, focalizzandoci molto di più su quanto ci costerà continuare a
rimandare quella decisione e, al contrario, su tutto ciò che di buono ci darà l’agire in quella
direzione.
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UN PO’ DI PRATICA
Trova quante più risposte alle seguenti domande:
Cosa ti potrebbe costare non prendere questa decisione o continuare a rimandarla?
Quali opportunità potresti perdere? A cosa dovresti rinunciare? Cosa vorrebbe dire per la tua autostima? Quali sono le
peggiori conseguenze alle quali potrebbe portare il non decidere? Come ti farebbe stare?
Cosa ti darà il prendere questa decisione e agire di conseguenza?
Quali sono i benefici di cui godrai? Come ti farà stare? Come migliorerà la tua vita? Quali sono gli effetti positivi per
le persone che ami? Cosa avrai in più che adesso non hai?
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IL DENARO PRINCIPALE STRUMENTO DI MOTIVAZIONE DELLE RISORSE UMANE?
Infine riportiamo il risultato di alcuni studi condotti su uomini e donne di successo per scoprire
ciò che cosa spinge veramente ad ottenere performance superiori in ambito professionale.
Ebbene, tali studi hanno dimostrato che, contrariamente a quanto siamo soliti pensare, il
desiderio di eccellenza offre una spinta motivazionale maggiore di quella data dalla
prospettiva di arricchimento o di elevamento del proprio status sociale.
Certo, Thomas Edison, Bill Gates, Walt Disney, Estee Lauder sono diventati ricchi, ma la vera
chiave del loro successo non è rintracciabile nel desiderio di diventare ricchi, bensì nella
volontà di creare prodotti o servizi eccellenti.
Ray Kroc, il fondatore di McDonald's Corporation, durante un intervento presso la Business
School dell’Università del sud della California, disse che la prima cosa di cui ha bisogno un
business man è l’amore per un’idea.
Se non ami ciò che fai, difficilmente otterrai buoni risultati e se ti “accontenti” di un lavoro solo
perché spinto da prospettive di guadagno, rinunciando alle tue reali aspirazioni ed interessi, ti
precluderai la possibilità di crescere, rimanendo magari parcheggiato a vita nello stesso posto,
verso cui ti trascinerai stancamente ogni mattina.

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